
L’ARCHITTTURA È UN PRODOTTO SOCIALMENTE UTILE?
Torino
04 – 05 ottobre 2013
Cosa hanno da dire i docenti di progettazione ad un Paese la cui forma fisica pare imprigionata nelle gabbie delle procedure burocratiche, nelle impasse delle decisioni politiche, nell’assenza di riconoscimento delle specifiche competenze tecniche e nella crisi delle rappresentanze collettive? Apparentemente poco, perché questi stessi docenti sono parte in causa di queste difficoltà. La proiezione di un’idea di qualità dell’architettura – al di là e al di fuori di qualsiasi possibilità di negoziazione con il sistema sociale – in questi decenni ha spesso garantito alle facoltà di architettura autoreferenzialità e rendite di posizione, che oggi l’università sconta con la propria marginalità. Forse molto, invece, se le condizioni che oggi fanno da freno al potenziale trasformativo (ed emancipativo) del progetto diventassero oggetto di una riflessione specifica, condotta con abito scientifico: una riflessione rivolta a porre in esame la stessa funzione sociale del progetto, ridiscussa nelle sue relazioni complesse con le attese collettive, con le gerarchie di valori socialmente condivisi, con i modelli di relazione con altri saperi, con l’ineludibile materialità delle condizioni fisiche e documentali esistenti.
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IL PROGETTO DI ARCHITETTURA COME INTERSEZIONE DI SAPERI Per una nozione rinnovata di Patrimonio Napoli 21– 22 – 23 >>